Città

Terracina

Ha conservato delle straordinarie testimonianze della sua storia. Il Tempio di Giove Anxur sovrasta la città offrendo un suggestivo panorama su tutto l’arcipelago delle isole pontine. La città custodisce un centro storico ricco di costruzioni di epoche diverse che si e’ poi sviluppato attorno al settecentesco Borgo Pio e si e’ andata successivamente distendosi lungo lo spazioso arenile di fronte al mare.

Il vasto territorio naturale di Terracina, quello costiero, quello di pianura e soprattutto quello collinare dei Monti Ausoni, conserva ancora molta parte di quella bellezza paesaggistica originaria; inoltrandosi per qualche chilometro si possono raggiungere la valle collinare di Campo Soriano e la Madonnina di Monte Leano che si affaccia direttamente sulla pianura pontina. Terracina È ricca di tradizioni popolari come le feste del patrono S. Cesareo, le feste di S. Silviano e dell’Assunta o quella scenografica della Madonna del Carmelo con la spettacolare processione a Mare.

Rinomati sono i suoi vini: il Moscato di Terracina, vino ad Indicazione Geografica Tipica (Igp), il Casanese e l’Aleatico. Interessante e’ anche la larga coltivazione degli ortaggi e della frutta in serra grazie alla fertilita’ della terra irrorata dalla serie innumerevoli di canali d’acqua conseguenti all’opera di bonifica del territorio.

Il suo porto marittimo di fronte al centro storico e’ collegato con Ponza e Ventotene da motonavi che effettuano servizio per tutto l’arco dell’anno. Esso e’ stato costruito dall’imperatore Traiano ed e’ collegato alla serie di canali che attraversano la citta bassa e il territorio pianeggiante.

Nello stesso porto risiede un numero discreto di pescherecci che ogni giorno alimentano i mercati cittadini di pesce fresco per la delizia del consumo locale. Testimonianze di una terra amata e vissuta nei tempi sono sparse ovunque, molte delle quali ancora da scoprire, dal segno lasciato dai romani sulla roccia intagliata per far passare la strada costiera al selciato in pietra della piazza del Municipio.

Molti dei reperti sono conservati nel museo cittadino custodito nella Torre dei Rosa, il resto e’ a diposizione del turista come in un museo aperto e diffuso.

Gaeta

Gaeta è una cittadina in provincia di Latina e rappresenta uno dei centri più interessanti per il suo complesso di beni architettonici ed artistici nonchè per la bellezza dei suoi paesaggi naturali. Le origini della citta’; si perdono nella notte dei tempi: la leggenda vuole che il suo nome derivi dalla nutrice di Enea mentre lo storico e geografo Strabone ci dice che Kajatas era il nome che i naviganti laconi davano al suo golfo per la caratteristica forma conca.

In epoca romana Gaeta divenne la località di villeggiatura dei ricchi patrizi romani come testimoniano numerosi resti disseminati nel suo territorio. Nel Medioevo la citta’ si costituisce in ducato autonomo i cui reggenti, di provenienza locale, hanno il titolo di Ipata. Avendo relazioni commerciali con tutto il Mediterraneo, la citta’ si dota di una propria moneta: il Follaro che verra’ utilizzata per circa trecento anni. Nel XII secolo Gaeta entra a far parte del Regno Normanno, quindi implicata nel giro della politica che si svolge tra Roma e Napoli, Gaeta finisce per legare le sue sorti a quelle del nuovo regno napoletano. Subisce, pertanto, la dominazione sveva cui seguira’ quella degli angioini. E sara’ proprio Carlo d’Angio’, nel 1279, a iniziare la costruzione del castello che ancora domina il centro storico cittadino. Il Castello sara’ poi ampliato da Alfonso d’Aragona nel 1436.

Nel 1500 Gaeta passa sotto la dominazione spagnola e con Carlo V d’Asburgo vengono create una serie di opere difensive che servono ad affrontare le nuove situazioni belliche create dall’avvento della polvere da sparo. La citta’ e’ ormai considerata “la chiave del regno di Napoli” e per tanto riceve onori e privilegi ma conta anche sotto le sue mura numerosi assedi e distruzioni. Tra il 1848 e il 1849 Gaeta diventa sede papale. Dopo la proclamazione di Roma come Repubblica romana, il Papa Pio IX e il suo seguito si rifugiano proprio qui. Certamente il piu’ grande evento che vede protagonista la citta’ e’ l’assedio del 1860-61, quando essa diventa l’ultimo baluardo del Regno borbonico accogliendo Re Francesco II, la consorte Sofia e tutta la corte. Gaeta cade il 13 Febbraio del 1861 ed e’ questo evento a determinare e a rendere possibile l’Unita’ d’Italia.

Oggi la città si qualifica come una cittadina a vocazione turistica con un’offerta molto varia, riuscendo a coniugare le esigenze piu’ diverse. Essa possiede un notevole patrimonio artistico, ereditato dal passato; una tradizione culinaria ancora viva che e’ ben rappresentata dalla famosa oliva di Gaeta, dalla popolare “Tiella” nonche’ dal quotidiano mercato del pesce; un contesto naturale che comprende alcune delle piu’ importanti falesie del free-climbing mondiale e che e’ stato valorizzato dall’ istituzione del Parco regionale Riviera di Ulisse; ben sette spiagge che offrono al turista la possibilita’ di bagnarsi in un mare che, da decenni, vanta il titolo di Bandiera blu.

Fondi

Il semicerchio formato dai Monti Ausoni e i Monti Aurunci delimita l’ampia piana di Fondi, nata, secondo la leggenda, grazie ad Ercole: centro importante e’ in eta’ pre-romana e scalo commerciale per i greci subi’, poi, l’influenza etrusca nel V secolo e, piu’ tardi, quella dei Volsci.

Fondi, ottenuta la cittadinanza”sine suffragio” nel 338, e poi quella piena nel 188 a.C., fu ridotta in miseria piu’ volte a causa delle invasioni barbariche prima e degli assalti dei Saraceni poi, raggiunse il suo massimo splendore e la stabilita’ sotto la signoria Caetani (1299 – 1504).

Nel 1387 Fondi fu teatro dello Scisma d’Occidente con l’elezione, nella cattedrale di San Pietro, dell’antipapa Clemente VII opposto al legittimo papa Urbano VI.

Alla fine del secolo la corte fu assegnata dal re francese Carlo VIII a Prospero Colonna, famoso mercenario, il cui figlio Vespasiano, sposo’ la giovane Giulia Gonzaga, donna intelligente, che seppe donare a Fondi un periodo di splendore e rinascita culturale nonostante la precoce scomparsa del marito.

Uno dei momenti piÙ tragici della storia di Fondi fu certamente il sacco della citta’ nel 1534 ad opera del famoso corsaro Kair-Ed-Din, detto Barbarossa: questi, all’interno delle operazioni militari contro i domini italiani di Carlo V, sbarco a Sperlonga e penetrÒ nell’abitato di Fondi facendo razzia, non riuscendo pero’ a rapire Giulia Gonzaga, da cui ne avrebbe tratto di certo un ricco riscatto. Solo nel 1806, con l’abolizione della feudalita’, Fondi entro’ nel nuovo ordinamento comunale e, attraverso il risorgimento, diede il via a quel progresso che la rende oggi uno dei piu’ fiorenti centri della provincia di Latina.

Da sempre il simbolo della citta’ e’ il Castello Caetani, un’affascinante costruzione rettangolare con tre torri cilindriche merlate, presentando un “gioco” architettonico basato su forme geometriche solide, al cui interno e’ allestito il Museo Civico che si articola in due sezioni: quella epigrafica romana e quella medievale e moderna. Numerosi gli edifici storici della citta’ edificati in svariate epoche, Palazzo Caetani, il Duomo in stile romanico di San Pietro, che conserva ancora oggi le pale di Cristoforo Scacco (XV sec.) ed Antoniazzo Romano (XV sec.), la chiesa di Santa Maria, le chiese ed i conventi di San Francesco, la cui struttura fondativa risale alla seconda metÀ del XIV secolo, nella quale sono affiorati affreschi del XV secolo e di San Domenico, con il suggestivo chiostro e la chiesetta dedicata a San Tommaso d’Aquino.

I cardi e i decumani del centro storico, che ricordano ancora il piano romano, oggi corrono verso le Mura megalitiche, opere reticolati e quartieri come l’Olmo Perino che ospitava la Sinagoga e un’antica colonia israelitica, occupando tutto il quadrante nord-est del centro storico.

Se questa e’ la ricchezza storica, quella contemporanea non e’ meno importante, basata su un’attivita’ agricola e sul commercio di prodotti della terra che danno vita al Mercato Ortofrutticolo di Fondi (MOF), centro agroalimentare all’ingrosso, tra i piu’ importanti in Italia, nato con lo scopo di svolgere, come funzione distributiva prevalente, la funzione di mercato preposto ad assorbire la produzione effettuata proprio nella piana di Fondi e ad incrementarla, razionalizzarla e selezionarla.

La stessa pianura fondana termina su un litorale che, per circa 13 km, offre un cordone dunale, in parte ancora intatto e che ospita una vegetazione ricca e primigenia, caratterizza la costa in maniera intatta ed inalterata.

Arce

Adagiata sul fianco di un colle, dominata da Roccadarce, in bella posizione presso lo sbocco della valle del Liri, Arce conserva nelle ripide e strette vie del suo centro storico l’aspetto medioevale. Gran parte dell’abitato moderno invece si e’ sviluppato lungo la sottostante via Casilina e qui la laboriosita’ dei suoi abitanti ha concentrato molte delle sue attivita’. In due epistole, una al fratello Quinto, l’altra all’amico Tito Pomponio

Cicerone parla del territorio “Arcanum” e di una Villa Arcana, descritta e magnificata. Certo del periodo romano restano iscrizioni e alcuni reperti. Non dimentichiamo che nel territorio di Arce era sita la colonia latina di Fregellae fondata dai Romani nel 328 a.C.. Oggi e’ un importantissimo parco archeologico, che, con scavi scientifici a livello universitario, sta rinvenendo alla luce ed e’ visitabile in qualunque momento dell’anno. Nel Medioevo Arce ha conosciuto vicende storiche travagliate: occupata nel VI sec. dai Goti di Totila, guerra con i Bizantini, venne devastata in seguito dalle orde saracene. Fu luogo strategico di notevole importanza, situato al confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli.

Caserta

Caserta vede le sue origini in epoca etrusca, probabilmente con il nome di Galatia. Sorge nella parte Nord-Orientale della Campania ed e’ avvolta dalla catena dei monti Tifani. Nella campagna contro i romani nel 423 a.C., si schiera dalla parte di Annibale e per questo motivo viene punita duramente. In seguito restera’, con il nome Galatia, fino alla caduta dell’Impero romano, una sua colonia.

Durante l’epoca longobarda, la citta’ si forma attorno ad una torre d’avvistamento, oggi divenuta parte del palazzo della Prefettura. Il centro cittadino, in seguito, prende il nome di Torre, proprio per la costruzione longobarda.

Nel periodo Medievale e’; Casertavecchia (Casa Hirta) il centro cittadino, posta a 400 metri di altezza. In questi anni diviene centro vescovile e vengono apportate numerose modifiche urbanistiche, nonchÉ la costruzione di edifici quali; un Duomo con campanile e una cupola di stile siculo-arabo-romanico e la Chiesa dell’Annunziata.

Nel 1734, anno in cui arrivano i Borboni a Caserta, la citta’ vive il suo secolo d’oro. La dinastia spagnola dona alla citta’ una splendore mai piu’ spento grazie a numerose opere architettoniche, oggi patrimonio mondiale. Il re Carlo III di Borbone, che alloggia nel Palazzo Reale di Napoli, sente l’esigenza di farsi costruire un nuovo palazzo. Sia per ragioni difensive, sia per ragioni di comodita’ il Re decide di affidare il progetto del palazzo al piu’ grande architetto vivente, Luigi Vanvitelli. Carlo III, primo in orgoglio, vuole una residenza estiva unica al mondo, e cosi’ fu.

La nascita di un altro degli stupendi palazzi casertani lo si deve alla volonta’ di Ferdinando IV, che fa costruire a San Leucio una residenza con annessa una fabbrica per la produzione di seta. Inoltre il re fa costruire per gli operai i quartieri San Carlo e San Ferdinando, e negli stessi anni emette un famoso editto nel quale sogna la costituzione. Ferdinando vorrebbe una sorta di societa’ perfetta e chiede ai cittadini di San Leucio l’abolizione del lusso, con l’uguaglianza economica per tutti. Il progetto, l’utopia di “Ferdinandopoli”, purtroppo non va in porto.

Dalla costruzione della Reggia di Caserta, l’economia e la vita della citta’ si muovono intorno ad essa. Dopo la sconfitta dell’esercito borbonico nella battaglia di Volturno, Garibaldi pone il suo quartier generale a Caserta. La vittoria di Garibaldi porta all’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna. Dal 1860 al 1919 segue il periodo legato alle vicende dei Savoia.

La citta ne esce profondamente dilaniata dalla II Guerra Mondiale, e la ripresa viene solo fra gli anni ’60 e ’80 con un boom edilizio enorme e in larga parte incontrollato. A conservare la tradizione storica della citta’ oggi resta il piccolo borgo di Casertavecchia, che sembra estraneo al resto della citta’. Lo sport cittadino e’ il basket, con la squadra locale, la Juvecaserta, che e’ l’unica in Italia a sud di Roma ad aver conquistato lo scudetto nazionale (1991). Allo stesso tempo, pero’, ai casertani non mancano i problemi: tra inquinamento del suolo, mobilita’ (in)sostenibile, le cave che hanno sventrato i colli che circondano la citta’, la scomparsa quasi totale del florido settore industriale di qualche decennio fa, Caserta per il suo rilancio si aggrappa al turismo ed alle produzioni di qualita’: la fama di Caserta fa continuamente il giro del mondo per le bellezze della Reggia e per la raffinatezza delle sete di S. Leucio, una delle piu’ pregiate al mondo che ricopre le pareti del Quirinale, della Casa Bianca e di Buckingham Palace.

Mondragone

Mondragone è situata tra la piana del Volturno e quella del Garigliano, risale all’epoca Quaternaria e i primi abitanti della zona, dopo il periodo neolitico, furono gli Aurunci. Questi vivevano in villaggi sparsi sul territorio, privi di fortificazioni e quindi furono facile preda dei Romani che li sopraffecero e nel 296 a.C. fondarono la colonia di Sinuessa (che, durante quel periodo, entrò a far parte della Pentapoli aurunca), in prossimità dei colli di Vescia, là dove sorgeva la città greca di Sinope (in greco ??????). La particolare fertilità del suolo e la vicinanza del mare fecero sì che in poco tempo la colonia si popolò, attirando diversi cittadini e arrivando a contenerne quasi 9000 nella zona pianeggiante. A partire poi dal II secolo a.C. cominciò a diffondersi la coltura della vite: in poco tempo la produzione vinicola del Falerno, decantato da Virgilio in numerose opere. In breve, Sinuessa divenne un centro turistico molto rinomato, anche per le proprietà altamente curative delle sue Terme. Nel I secolo d.C. la città raggiunse il più alto splendore anche per l’inaugurazione di un altro importantissimo nodo stradale, la via Domiziana. Dalla fine del II secolo, però, iniziò la decadenza, dovuta ad una crisi dell’agricoltura. Nel375 Sinuessa subì enormi danni a causa di un catastrofico terremoto e i sopravvissuti, anche per trovare scampo dalle continue invasioni barbariche, si rifugiarono sulle pendici del Monte Petrino, dove edificarono un villaggio fortificato e la Rocca Petrina. Le invasioni continuarono durante tutto il Medioevo e la città stremata dagli innumerevoli attacchi si ridusse ad un misero villaggio, che prese il nome di Petrinum. All’inizio dell’XI secolo fecero la loro apparizione i Normanni che occuparono l’antico villaggio romano Petrinum e ampliarono la fortificazione della Rocca. La rocca fu importante postazione militare sia sotto gli Svevi che con gli Angioini. In seguito subirà modifiche dagli Aragonesi. Il territorio passò nelle mani di vari signorotti locali, dai Marzano, Duchi di Sessa, ad Antonio Carafa di Stigliano, consigliere del Re Ferrante, e nel 1461 era stato elevato a Ducato. Don Domenico Grillo, fu l’ultimo duca di Mondragone fino al 1806, anno in cui venne abolita la feudalità. Del dominio dei Grillo è testimonianza il Palazzo Ducale. Dopo la dominazione francese del Regno di Napoli (1815), Mondragone passò in mano dei Borbone e vi rimase fino alla proclamazione del Regno d’Italia. Durante la seconda guerra mondiale la città di Mondragone diede prova di grande coraggio opponendosi con ogni mezzo all’occupazione tedesca, si ricorda pertanto il truce eccidio delle Cementare riconosciuto dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la medaglia d’oro al valor civile. Oggi questa Città, dal passato glorioso, ha principalmente un economia basata sull’agricoltura, sul turismo estivo (grazie ai numerosi stabilimenti balneari presenti su tutta la costa) e sul settore sull’enogastronomia con numerose eccellenze tra cui: Il vino falerno (esportato in tutto il mondo), la mozzarella, la scrippella (dolce tipico), il fagiolino (prodotto unico nel suo genere), il liquore “Guappa” (unico liquore al mondo prodotto con latte di bufala). Negli ultimi anni tra le varie associazioni sul territorio si sono distinte: l’associazione V.E.R.I. (ha donato alla città un abitazione (la casa di VERI) con la finalità di ospitare donne vittime di violenze) e l’associazione Cittadinanza Attiva Mondragone (ha donato alla città il Sottopasso Artistico “Alfonso Follera” riqualificando un sottopasso abbandonato in una galleria per esposizioni artistiche).

Minturno

Il comune di Mintùrno si estende per circa 42 chilometri quadrati e vanta un tratto di costa di quasi 7 km, racchiuso tra l’Area Protetta del Monte di Scàuri e la foce del Garigliàno. Il municipio pontino conta 19.059 abitanti (dicembre 2010) ed è costituito dal capoluogo Minturno (Traetto fino al 1879), dalle località costiere di Scàuri e di Marìna, dalle frazioni collinari di Tùfo, Tremensuòli, Santa Maria Infante e di Pulcherìni. La sua vocazione turistica è antica e si basa sulle varie risorse del proprio territorio, composto dalla zona litoranea e da quella collinare. La conferma giunge dal ritrovamento, sulla costa, di rovine di ville romane e dall’accertata presenza in loco dei consoli Caio Mario e Marco Emilio Scauro.
Mintùrno sembra assumere il ruolo di “sentinella” del Golfo di Gaeta. Il centro storico, formato intorno al Castello e al Palazzo Municipale, si erge su un’altura, da cui si ammira uno straordinario panorama, con la Valle del Garigliano e le Isole Pontine. Presso la foce del fiume, l’Area archeologica ed il Museo di Minturnae testimoniano l’antico legame con i Romani, attratti dalla posizione strategica della città, a ridosso del Garigliano e del mare. Le rovine del centro ausone di Pirae ed i resti della villa del console Marco Emilio Scauro punteggiano la zona costiera vicina al Monte di Scàuri, che fa parte del Parco Regionale Riviera di Ulisse.
Il litorale di Scauri e la spiaggia di Marina accolgono, d’estate, migliaia di turisti, mentre l’ampio e grazioso Lungomare, di circa 4 km, incastonato tra le alture di Monte d’Oro e Monte d’Argento, incoraggia, in ogni periodo dell’anno, il passeggio degli ospiti e dei residenti.

Isernia

L’antica Aesernia, colonia latina nel 263 a.C., fedele ai Romani durante la seconda guerra punica, fu presa dagli Italici durante la guerra sociale e poi ripresa e devastata da Silla; da allora decadde, per rifiorire al tempo di Traiano e degli Antonini. Nel Medioevo fu più volte distrutta o incendiata e devastata dai terremoti. Nel 1799 si oppose ai Francesi. Nella Seconda guerra mondiale fu violentemente bombardata dagli Alleati, che la raggiunsero nel novembre 1943. In località La Pineta è stato scoperto un sito con una serie stratigrafica compresa fra 700.000 e 500.000 anni fa. I quattro livelli archeologici compresi in questa serie sono caratterizzati da forti concentrazioni di manufatti in calcare (schegge, denticolati e choppers) e in selce (schegge non ritoccate e denticolati di piccole dimensioni), ottenuti con la tecnica della percussione diretta su incudine di blocchetti di una selce di provenienza locale. In alcune delle paleosuperfici l’industria è associata a una fauna a rinoceronte, bisonte, elefante e orso, con più rari ippopotami, cinghiali, cervidi, caprini, e qualche uccello acquatico. Gli studiosi hanno ipotizzato l’esistenza di una sorta di struttura di insediamento. Provincia di I. (1529 km2 con 89.127 ab. nel 2008; densità 58,2 ab./km2) si estende nella parte occidentale del Molise, includendo 52 Comuni. I. è l’unico centro abitato che presenti carattere urbano: importante centro di transito, la sua promozione a capoluogo di provincia è stata motivata dall’esigenza di rompere l’isolamento dei Comuni montani dell’alto Molise, distanti dal precedente capoluogo. L’economia della provincia si fonda tuttora sull’allevamento e l’agricoltura (cereali, foraggi, uva e olive). L’industria (coltelleria a Frosolone, fabbrica di campane ad Agnone) ha compiuto un decisivo progresso con la costituzione del nucleo di sviluppo di I.-Venafro, i cui maggiori agglomerati produttivi si sono localizzati a Pozzilli (settori metalmeccanico, alimentare, dei materiali da costruzione e del legno) e a Pettoranello del Molise (abbigliamento). È la prima nel Mezzogiorno per reddito pro capite. Il turismo è in ascesa, nonostante le carenze dell’apparato infrastrutturale.

Pontinia

Pontinia, terza delle città di fondazione dell’agro redento, è stata fondata il 19 Dicembre del 1934. E’ in questa data che ha inizio la storia, o come qualcuno ha scritto, la cronaca di Pontnia che insieme alla bonifica di quei territori ed al periodo storico e politico sono gli elementi che ancora oggi caratterizzano le c.d. città di fondazione. L’anno successivo il 18 Dicembre del 1935 ha inizio la “missione civica” di Pontinia che, a differenza delle altre città di fondazione, risente del particolare momento storico dell’Italia, da 31 giorni sotto l’assedio economico, e pertanto il tenore della cerimonia, come mostrano le targhe commemorative dell’evento, sono fortemente contaminate da questo evento.

Priverno

La città di Priverno, in provincia di Latina, sorge su un’area di modeste alture e fa parte del sistema collinare dei Monti Seiani, pur
risultando isolata rispetto a questi per la presenza, a Sud-ovest dell’abitato, di una profonda e incassata vallata chiamata “Valle Cagnana” che divide l’area urbana vera e propria dal Monte San Davino, il colle dei Seiani più prossimo alla città. Oltre al caratteristico centro storico di origine medievale, a Priverno possiamo ammirare: la Chiesa di santa Maria Annunziata, edificata in stile romanico nel XII secolo ma rimaneggiata nel corso dei secoli, conserva al suo interno numerose opere d’arte e preziose reliquie, come il cranio di san Tommaso d’Aquino; la Chiesa di san Benedetto Abate, considerata la più antica della città, è stata completamente restaurata nel corso del XX secolo e conserva al suo interno diverse opere d’arte; i musei cittadini, suddivisi in Museo Archeologico (con reperti relativi all’antica Privernum), Museo Medievale (allestito nell’abbazia di Fossanova), l’Area Archeologica di Privernum e il Giardino di Archimede (un museo molto particolare dedicato alla scienza). Fuori dal centro abitato si trova il monumento più importante di Priverno, la celebre Abbazia di Fossanova, uno dei primi edifici cistercensi d’Italia. All’interno del
complesso, ricco di chiostri e di edifici riservati ai religiosi, si conservano innumerevoli opere d’arte, tanto che oggi l’Abbazia di Fossanova è stata dichiarato Monumento Nazionale.

Castelforte

Il comune di Castelforte è sito al confine sud-orientale della Provincia di Latina, alle estreme propaggini del massiccio dei Monti Aurunci, gli
antichi Montes Vescini. Il centro storico si trova su di un’altura collinare, così come anche la frazione Suio. Da queste colline si domina la valle del fiume Garigliano. Il territorio comprende la valle che collega le due alture. Il nome Castelforte deriva dal latino Castrum Forte: l’aggettivo Forte
forse è dovuto all’ottima ubicazione strategica di difesa, data la posizione di vedetta sulla valle del Garigliano ed in particolare nell’ultimo tratto del fiume stesso non lontano dalla foce, una volta navigabile. L’intesa area è da considerare di elevata valenza residenziale fin dai tempi più antichi, e ciò sia per la fertilità dei suoli che per la mitezza del clima, vista la vicinanza del mare e la protezione della catena montuosa. Oggi del nucleo originario del paese si possono ammirare i resti delle mura in cui si alternavano 4-5 torri e svariate “cortine”, spesse pareti verticali poi vennero adibite ad abitazioni. E’ ancora possibile vedere parte del castello, che era attraversato da vie trasversali più larghe da cui si diramavano altre stradine per salire o per scendere, verso gli strapiombi che circondavano il paese verso il rivo.

Formia

Una posizione fortunata, quella di Formia in provincia di Latina, adagiata sul golfo di Gaeta, con un clima piacevole sempre, mitigato dal mar Tirreno di fronte e dai monti Aurunci alle spalle. Un luogo ideale per fermarsi dopo lunghi periodi passati sul mare, tanto è vero che i Romani la chiamarono Formiae dal termine Hormia, che significa approdo. Formia si sviluppa su una superficie di 73 chilometri quadrati all’interno del Parco Naturale dei monti Aurunci, ed è al centro di luoghi altrettanti affascinanti con cui confina, Gaeta, Itri, Minturno – Scauri e Spigno Saturnia. Inoltre è punto di partenza di aliscafi diretti alle splendide isole di Ponza e Ventotene. Le sue spiagge sono quelle di Vendicio, Acquatraversa, S. Ianni e Gianola. La storia di Formia è ammantata di tante leggende. Prima di tutto, sembra sia uno dei luoghi ove si è fermato Ulisse, ma delle sue imbarcazioni, solo alcune riuscirono a scappare, per via della presenza di antichi giganti cannibali, i Lestrigoni. Una lunga e poderosa cinta di mura poligonali, conservate in parte sulla costa e in parte nel quartiere di Castellone, testimonia la presenza del popolo degli Aurunci, cui si deve probabilmente la costruzione, anche se c’è chi dice che i primi abitanti in assoluto furono i Laconi, di origine spartana. Conquistata dai Romani tra il V e IV secolo avanti Cristo, è considerata da subito strategicamente importante, tanto è vero che dal 312, sempre avanti Cristo, si costruisce la via Appia, porta verso l’Oriente. Numerosi resti di ville romane testimoniano che il luogo era assai apprezzato dai Romani, come Cicerone che vi costruì una delle sue ville e vi morì nel dicembre 43 avanti Cristo, per mano dei sicari inviati da Antonio. Con la fine dell’Impero romano d’Occidente, la città è messa a ferro e fuoco dai barbari di vari popoli e dalla guerra greco-gotica. Motivo per cui i suoi abitanti si disperdono cercando la salvezza, dividendosi in due nuclei: quello costiero di Mola di Gaeta e quello collinare di Castellone. Una separazione che finisce solo nel 1863, quando i due agglomerati sono riuniti col nome di Formia. Durante la Seconda guerra mondiale, grandi perdite sotto i bombardamenti, come la scomparsa delle dieci delle dodici torri del Castellone medievale. Il turismo, prima di tutto, caratterizza l’economia di Formia il cui territorio è anche ricco di vigneti, uliveti, frutteti. Forte la produzione di tanti tipi di ortaggi che arrivano nei mercati di tutta Italia, nonché l’attività della pesca.

Itri

Il sito ebbe una frequentazione in epoca preistorica: sono stati rinvenuti resti di epoca neolitica (strumenti in pietra e in ossidiana) e dell’età del bronzo (Valle Oliva, II millennio a.C.). Fece parte del territorio degli Aurunci, conquistato quindi dai Romani, che vi realizzarono la via Appia nel 312 a.C. Il sito acquistò importanza come luogo strategico, tuttavia non si formò un nucleo abitato molto consistente, anche se è probabile la presenza di un piccolo centro, se non altro come stazione di posta. Le fonti, in realtà, non fanno diretto riferimento Le prime notizie di Itri risalgono al 914 (in un atto di vendita è citato uno “Stefano, itrano”). Tra il IX e l’XI secolo sorse il Castello su un’altura che dominava il passaggio della via Appia. Itri fece parte del ducato di Gaeta e passò quindi sotto i Dell’Aquila, signori di Fondi e quindi ai Caetani. Appartenne sempre alla diocesi di Gaeta. L’abitato sorse prima intorno al castello (città alta) e si espanse solo in seguito lungo la via Appia (città bassa). I due nuclei sono separati dal torrente Pontone (o Rio Torto). Un altro nucleo abitato era sorto nella zona di Campello, abbandonato nella seconda metà del XV secolo. Vi nacque nel 1771 Fra’ Diavolo (Michele Pezza), che fu prima fuorilegge e quindi colonnello dell’esercito borbonico di Ferdinando IV, in lotta contro l’occupazione dei Francesi, che lo presero e impiccarono a Napoli nel 1806. Dal XIII secolo e fino al 1861 fece parte del Regno di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie) nell’ambito dell’antica Provincia di Terra di Lavoro, della quale continuo a fare parte anche dopo l’unità d’Italia, fino al 1927. Poi, durante il periodo fascista, stante il nuovo disegno organizzativo territoriale che comprendeva anche la istituzione delle Regioni, nel 1927 l’intera parte settentrionale della Provincia di Terra di Lavoro fu scorporata dalla neonata Provincia di Caserta e assegnata al Lazio (Province di Roma e Frosinone). In particolare quasi tutta la parte del Distretto di Gaeta fu assegnata alla Provincia di Roma. Infine nel 1934, Itri fu inclusa nel territorio della neocostituita Provincia di Latina (in quell’epoca fascista). Durante la seconda guerra mondiale, nel maggio del 1944, i bombardamenti distrussero il paese e i suoi monumenti al 75%.